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[Intervista 2019] Greta Bartozzini nella sua Light Novel la lotta al Bullismo del suo Passato e lo Sprone a che non Succeda ad Altri

 greta bartozzini intervista
Vi raccontiamo Greta Bartozzini, pen name Satomi Ayako, che ha iniziato a scrivere light novel e sceneggiature per manga, superando il suo passato di bullismo e indifferenza.
La lotta alle diversità, a un bullismo fisico e mentale e l'integrazione sono le chiavi dei suoi racconti. 

Si dice che alla stupidità umana non c'è mai un limite, e di certo il Bullismo ne è una delle più crudeli realtà. È un fenomeno non nuovo potrebbero obbiettare in molti, ma questo non significa che sia da prendere alla leggera o tantomeno da tollerare , o peggio ancora far finta di niente. 

Ma dal male può nascere anche qualcosa di positivo a volte, e questa è la storia di  Greta Bartozzini, che da un passato in cui ha dovuto fare i conti con la sofferenza, derivata da stupido e inutile bullismo iniziato nel periodo scolastico, ha trovato lo stimolo per iniziare un suo percorso creativo.

Ascolteremo la storia da Greta stessa durante la nostra intervista per conoscere meglio il suo passato, che l'ha resa ciò che è oggi e quello che vorrebbe essere domani. Come ogni scrittrice quando inizia si lascia andare, è un intervista lunga ma molto piacevole, mi raccomando seguitela fino all'ultima domanda.

Nella sua opera "Vanigiò" ci sono i temi che hanno caratterizzato, e purtroppo riempito la sua vita. Usando le sue parole: "Vanigiò può essere la storia di tutti, non solo la mia. Con la speranza che, un giorno, mostri come il bullismo e le discriminazioni non abbiano più ragione di esistere".

Le persone che seguono la sua opera, al momento pubblicata a piccoli capitoli online sulla sua pagina web e sulla piattaforma online wattpad, si ritrovano in certe situazioni e apprezzano il messaggio positivo che Greta vuole trasmettere.

Vi lasciamo alla nostra gensakusha (una sceneggiatrice di manga) così che vi possa raccontare di lei, della sua opera e dei suoi progetti. Siamo contenti di poterla ospitare per dare un forte messaggio a una piaga sempre più presente, un messaggio di come si possa trasformare ciò che ti è successo in qualcosa che non solo aiuta te, ma soprattutto aiuta altri che si sono ritrovati a dover affrontare i medisimi problemi, magari spronandoli.

MAURO: Ciao Greta è un piacere salutarti e conoscerti. Chi è Greta Bartozzini, o preferisci che ti chiamiamo con il tuo alias di quando scrivi? Presentati pure ai nostri amici e lettori.
GRETA: Ciao, il piacere è tutto mio! Mi chiamo Greta ed ho 27 anni. Potete chiamarmi come preferite, nel lavoro ho scelto di firmarmi con uno pseudonimo per varie ragioni, una di queste è legata al mio proposito di rimanere fedele alle origini della cultura anime-manga.

Chiaramente il mio pen name ha un significato: “Ayako” (文子) vuol dire infatti “fanciulla delle scritture”, mentre “Satomi” è legato ad una motivazione più personale.

 

greta bartozzini intervista 1

 

Sono quindi una ragazza appassionata di cultura giapponese e, nel tempo libero, anche un’accanita videogiocatrice. Nel 2011 mi diplomai presso l’ex Istituto Statale d’Arte di Spoleto (PG), ma sono sempre stata più incline a scrivere, piuttosto che a disegnare.

MAURO: Nel tuo passato purtroppo hai dovuto sopportare cose che ti hanno cambiata, ma che allo stesso tempo hanno fatto di te quella che sei oggi, con la spinta a scrivere. Bullismo, emarginazione, sofferenza, episodi di intolleranza di cui non si dovrebbe aver traccia al giorno d’oggi. Parlaci del tuo passato, e della spinta che questo ti ha dato per il presente e il futuro.
GRETA: In effetti sono particolarmente sensibile al tema del bullismo, anche perché io stessa l’ho vissuto in prima persona, fino alle scuole medie. A quei tempi non si parlava molto di questa piaga sociale e non ne erano del tutto note le conseguenti ripercussioni, anche a lungo termine.

Indubbiamente il bullismo che ho subito (verbale e spesso anche fisico) ha modificato il mio carattere ed accentuato quelle che sono tutt’ora le mie insicurezze; anche perché ho sempre convissuto con lo stereotipo dell’intelligenza direttamente proporzionale alla mia “crescita tardiva”. Si tratta semplicemente di una caratteristica fisica ed emotiva data dall’età ossea, ma ciò creò inesorabilmente un divario tra me ed i miei coetanei. Io ero la “bambina” del gruppo, immatura sia nel fisico che negli atteggiamenti; una sorta di intrusa che in qualche modo snaturava il contesto di cui faceva parte. Ricordo che quando varcavo il cancello della scuola (con lo zaino pesante quasi quanto me XD) c’era sempre qualcuno a deridermi da lontano: «Ehi, guarda che hai sbagliato scuola! L’asilo è dall’altra parte!».

L’unica cosa per cui venivo lodata anche dagli stessi bulli era il talento nella scrittura, ma per il resto ho ricevuto ogni tipo di insulto alla mia intelligenza (nonostante godessi di un quoziente intellettivo superiore alla media).

Come se non bastasse, l’ignoranza vuole che si faccia di tutta l’erba un fascio tra infantilismo e passione per animazione, fumetti e videogiochi; questo mi dava ancor più fastidio che essere derisa per il mio aspetto! Fu così che si accese in me il desiderio di abbattere il muro degli stereotipi, partendo proprio dalla cultura anime-manga. Mi sono ripromessa di trasmettere un importante messaggio ai miei lettori: andare oltre i preconcetti ed accettare le differenze come un valore aggiunto, anziché qualcosa da giudicare, o peggio discriminare.

MAURO: 
Hai sempre seguito anime e manga (quando è iniziata la tua passione?), e letto novel, chi è stato (o è ancora) la persona o il modello letterario a cui fai riferimento?
GRETA: Ho iniziato a seguire anime e cartoni animati come qualsiasi altro bambino, ma qualcosa è scattato in me nel 1999, quando conobbi il personaggio che tutt’ora rappresenta per me un importante punto di riferimento. Egli è riuscito a dare sempre una dimensione di gioia alla mia vita, persino durante il periodo del bullismo. Ricordo che riuscivo a pensare: «Che m’importa se mi prendono in giro. Tanto oggi pomeriggio c’è un nuovo episodio e posso rivedere lui!».

 

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Non a caso, di questo personaggio mi ha colpito particolarmente il modo in cui riusciva ad infondere positività, il suo saper ascoltare e trovare le parole giuste per essere di conforto… e non ultima la maturità che ha raggiunto con il passare delle serie (quelle che seguono la linea temporale originale). Ultimamente si sono sollevate fin troppe polemiche in proposito, quindi preferisco non rivelare qui l’identità del mio idolo. Nel tempo sono addirittura diventata webmaster di una particolare enciclopedia online che gli è interamente dedicata, perché l’ammirazione nei suoi confronti mi ha portato ad approfondire ogni aspetto del personaggio. Posso definirmi (e mi definiscono) una vera esperta sul campo, così metto a frutto le mie conoscenze per fare chiarezza su varie questioni controverse che lo riguardano. Di fatto, egli è semplicemente “vittima” di un sistema che è riuscito a mettere a tacere lo stesso creatore dell’anime, togliendogli completamente il potere decisionale sulla sua stessa opera. Quest’ultimo si sentì molto amareggiato e ciò lo spinse a pubblicare una raccolta di light novel, per rivelare i dettagli che non riuscì a sviluppare nell’anime.

Lo sceneggiatore in questione altri non era se non il mio modello da seguire, lo scrittore che più stimo. Mi rispecchio molto nel suo modus operandi, ammiro come riusciva a coniugare tematiche di grande spessore con il mio anime preferito. Quando iniziò a scriverne la sceneggiatura, era fermamente deciso a non creare una storia indirizzata unicamente ai bambini: voleva realizzare qualcosa di adatto a tutti e che anche gli adulti potessero apprezzare, altrimenti non avrebbe mai accettato l’incarico. Questo perché riteneva che una trama infantile e semplice non avrebbe suscitato l’interesse dello spettatore, che si trattasse di un bambino o di un adulto.

Vanigiò, oltre a ricalcare tale filosofia, si ripropone anche di lasciare dei messaggi a chi oggi ha preso in gestione quell’anime. Ad esempio, uno dei protagonisti è volutamente ispirato al mio personaggio preferito, per dimostrare il suo vero potenziale e di conseguenza riscattarlo.

MAURO: Passiamo alla tua novel, e alla sceneggiatura che stai preparando. A Quando una trasposizione manga? Raccontaci il suo contenuto.
GRETA: Vanigiò nasce in realtà come un progetto manga, poiché io mi definisco una cosiddetta “gensakusha” (sceneggiatrice manga).

Disegnare in stile manga richiede competenze anche sul campo del disegno dal vero, materia in cui io non ero molto abile, perciò ho bisogno di un mangaka per portare avanti il progetto… ma fino ad ora non ho avuto fortuna.

Nel frattempo, ho deciso di scrivere una “light novel” che si implementi al manga. Le due versioni della storia differiscono sotto vari aspetti, ma al tempo stesso si completano a vicenda. Il romanzo è narrato dalla protagonista Bailey in prima persona ed acquisisce un tono più introspettivo, mentre invece il manga si sofferma un po’ più sulla comicità, anche perché il narratore è un egocentrico “backstager” che si diverte a rompere la quarta parete, pur di non restare dietro alle quinte.

La storia è talmente intricata che mi è impossibile riassumerla efficacemente in poche righe, ma ha la caratteristica di alternare la comicità al drama senza che i due elementi si disturbino tra loro (specialmente nel manga).

Diciamo che la storia si ripropone di traporre in chiave fantascientifica delle tematiche un po' controverse, come l'integrazione, le discriminazioni ed ovviamente anche il bullismo. Non ho specificato di proposito il target, perché vorrei riuscire a trasmettere, alla società occidentale, quanto sia riduttivo affermare che anime e manga siano destinati solamente ad un pubblico infantile.

La protagonista Bailey vive tra due identità, una aliena ed una umana. A quest’ultima ho dato il mio stesso nome (Greta) ma, nonostante ciò, ci tengo a chiarire che Bailey non sono “io”. Certamente ho trasposto in lei molte vicende realmente vissute, tuttavia c’è una significativa differenza tra noi: lei è un’extraterrestre ed io no. Questo crea una grossa diversificazione riguardo al modo di affrontare le difficoltà e di percepire la vita.

 

greta bartozzini intervista 3

 

Ho scelto proprio la figura dell’extraterrestre perché combacia molto con il mio modo di sentirmi nei confronti del mondo, ma esserlo davvero è un’altra cosa. Comunque, ciò non toglie che mi piaccia molto immaginarmi nei suoi panni!

MAURO: Vanigiò non è solo il titolo della tua opera giusto? È un luogo a te importante, perché?
GRETA: Il titolo è un tributo ad un luogo molto speciale, che ha segnato la mia adolescenza. Si tratta del centro giovanile in cui sono cresciuta: il Vanigiò. Da qualche anno purtroppo è stato chiuso, lasciando una gigantesca voragine dentro di me. Evidentemente chi ha preso questa drastica decisione non si rende conto di cosa abbia rappresentato quel luogo per me ed i miei amici, di quanto ne avessimo BISOGNO. Per noi era come una seconda famiglia, in cui ogni singolo pomeriggio diventava speciale: gli operatori ci hanno dato tanto, sia di loro stessi, sia in valori ed insegnamenti. È stato proprio lì che ho sviluppato il lato più comico della mia sceneggiatura, prendendo le caratteristiche più iconiche di amici ed operatori, per poi trasformarli in personaggi! Spesso vivevamo delle situazioni che sembravano uscite da un cartone animato e io ne traevo spunto per le mie sceneggiature a fumetti. Le conservo ancora, poichè intendo utilizzarle per arricchire ulteriormente la storia che sto pubblicando. Desidero mostrare a tutti com’era la vita a Vanigiò, cosa rendeva così speciale quel centro giovanile e perché gli operatori rappresentano così tanto per noi. Sono emozioni che devono essere divulgate, perché i centri giovanili sono una risorsa da non sottovalutare! Io stessa posso testimoniare che, proprio tra le mura del Vanigiò, uno dei più temuti bulli mi porse sinceramente le sue scuse per tutte le prepotenze che ho subito in passato. In pratica, il Vanigiò ha rappresentato anche la fine del bullismo nei miei confronti!

MAURO: Satomi Ayako scrive per se stessa, per gli altri, o perché più alle parole si dà “vita” più ci si sente meglio? (non possiamo non pensare al tuo passato).
GRETA: Questa è una bella domanda... in realtà c'è un po' di tutte e tre le cose. Scrivere per me è sempre stato terapeutico, un bisogno. Una volta sono riuscita a ricostruire un evento accaduto in passato, proprio traponendolo nella sceneggiatura di Vanigiò. Un episodio di bullismo il cui ricordo era stato distorto dal mio senso di colpa. Se non lo avessi messo per iscritto, probabilmente non mi sarei mai accorta di come fossero andate in realtà le cose. Quindi non posso negare che scrivo anche e soprattutto per me stessa, ma al tempo stesso, una volta che il capitolo è pronto non riesco a tenerlo chiuso dentro un hard disk. Per me non avrebbe senso scrivere se non potessi trasmettere qualcosa agli altri. Figuratevi che non sono mai riuscita a tenere un diario segreto! Tutto ciò che scrivevo, prima o poi finivo sempre per condividerlo con qualcuno.

MAURO: Chi sono quelli che ti seguono? Che rapporto hai con chi legge (e se capita) critica quello che scrivi?
GRETA: Da quel che riscontro mi segue un pubblico di tutte le età, dai bambini agli adulti. Questo mi fa molto piacere, perché significa che sto raggiungendo il mio scopo di avvicinare anche gli adulti occidentali alla narrazione in stile manga.

Dalle critiche cerco spesso di trarre degli spunti per migliorarmi. È accaduto anche recentemente: un recensore mi ha fatto presente che la narrazione inizialmente impostata al romanzo non rendeva, così mi sono messa in discussione ed ho rielaborato le parti che effettivamente non funzionavano, senza andare a snaturare i miei progetti (che ovviamente il recensore non poteva conoscere). Sono molto sicura della mia sceneggiatura, ma al tempo stesso riconosco che non è possibile fare sempre tutto da soli. Mi sono trovata spesso a chiedere consigli ai miei amici, ed è proprio grazie a questa collaborazione che sono nati i racconti più divertenti ed interessanti!

MAURO: Purtroppo al giorno d’oggi è difficile sfondare e c’è il rischio che si rimanga una piccola nicchia, quali sono le tue “paure” professionali nel futuro prossimo (e a quello più lontano) e allo stesso tempo le tue speranze e sogni.
GRETA: Quella che ho scelto è una strada particolarmente difficile, ne sono consapevole. Proprio come lo sceneggiatore che più ammiro, anch’io spero sicuramente in un successo; ma piuttosto che puntare solo ad esso preferisco che l’opera risulti interessante e di qualità. Se di conseguenza la mia storia diventasse famosa ne sarei semplicemente felice. Dopotutto, gli anime e manga di nicchia sono proprio quelli più apprezzati, anche perché il troppo successo finisce spesso per danneggiare la qualità di una narrazione. Si inizia a seguire solo le strategie commerciali, perdendo così di vista l’anima della storia, che per me è molto più importante del denaro. Naturalmente miro anch’io ad un ritorno economico, ma solo perché senza di esso potrei essere costretta a rinunciare alla scrittura… e questo forse è ciò che più mi spaventa.

MAURO: Greta siamo arrivati alla fine della nostra intervista, a te quest’ultimo spazio per i tuoi ringraziamenti.
GRETA: Grazie innanzi tutto a voi per questa bellissima esperienza!

Sono tante le persone che dovrei ringraziare! Primi fra tutti i miei genitori, che mi consentono di inseguire il mio sogno anche se attualmente non porta alcun supporto economico alla famiglia.
Grazie infinite agli operatori del Vanigiò e a Rita. Poi, come non ringraziare anche le insegnanti che mi hanno sempre incoraggiata, i compagni di scuola delle superiori e tutti gli amici del Vanigiò.
Ultimi, ma non certo per importanza, ringrazio di cuore Sarah e Leo. Dovrei andare avanti ancora con una lunghissima lista, ma forse è meglio se mi fermo qui!

 

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Grazie Greta per aver portato la tua esperienza e la tua storia. A chi volesse seguirla vi lasciamo tutti i riferimenti ai suoi blog e pagine social così potrete vedere come progredisce la sua storia.

 

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Intervista, Greta Bartozzini, Mauro Piacentini

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