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[Intervista 2019] Luca Moretti Capostipite e Rappresentante del kyōgen 狂言 in Italia

luca moretti articolo

Primo Europeo ed Italiano ad aver avuto  un addestramento da grandi maestri della tradizione, ed essersi esibito nei teatri giapponesi. Luca è diventato l'esponente nell'ambito Italiano, ma non solo, del Il kyōgen 狂言, forma comica del teatro tradizionale giapponese. Ci sono persone che pur provenendo da culture lontane, da chilometri di distanza e lingue diverse, si appassionano, studiano, e vogliono comprendere più a fondo un'arte, una disciplina che li ha colpiti.

Duri studi, pratica, percorsi molto complessi e sfiancanti che portano però a risultati incredibili.
Luca Moretti è diventato uno degli esponenti principali del kyōgen 狂言 in Italia, studiando con grandi maestri, esibendosi in teatri giapponesi con personalità di calibro e addirittura tesori viventi come il maestro Zenchiku Jurō. Conosciamo meglio Luca e cos'è il kyōgen nel passato ed oggi.

 

luca sekine sensei

Il Kyōgen emerse per la prima volta come forma d'arte indipendente durante il periodo degli Stati Combattenti (1467-1568), quando iniziò a comparire sui programmi di performance insieme agli spettacoli nō 能. Si possono distinguere due tipi di kyōgen: hon-kyōgen e ai-kyōgen. Normalmente, quando si fa riferimento al termine "kyōgen" ci si riferisce a hon-kyōgen.

Quest'arte teatrale rappresenta situazioni comuni collegate alle persone usando il linguaggio popolare per esprimerle, ma lo fa tramite movimenti e schemi vocali complessi, organizzati, strutturati e minuziosamente stilizzati. Generalmente nello spettacolo appaiono due o tre attori (oppure un singolo) che dilettano il pubblico attraverso dialoghi comici  sull'uomo comune, sulle sue relazioni, sulla sua quotidianità, un uomo libero delle "restrizioni" e "costrizioni" che la società giapponese ( nel bene o nel male) impone. Per questo spesso kyōgen  lo si ritrova tradotto come ‘discorsi folli’.

 

ikyogen attori stage

                                                                  Dallo spettacolo "di Code e Canini"


I personaggi del kyōgen si muovono in un contesto storico inquadrabile nel periodo Muromachi室町 (1333 – 1573 circa), ma quello che Luca ha fatto, e sta facendo con il suo Italo Kyogen Project è quello di adattare lo stile, il linguaggio e le situazioni da una tipicamente giapponese a una italiana o mista.

Luca è una persona con molte passioni, con progetti in corso e molti altri che vedranno presto la luce, per questo vi lasciamo alla sua intervista da godersi fino in fondo. Conoscerete una persona molto cordiale, simpatica che vi trascinerà dentro le sue passioni. Sono sicuro che qualcuno di voi rimarrà molto incuriosito da questa forma d'arte, e magari potreste addentrarvi più in profondità grazie alle parole e alle informazioni che Luca potrà fornirvi.

MAURO:Ciao Luca, piacere di conoscerti, guardando al tuo blog e alla pagina Fb ti si vede impegnato in molti progetti, quindi grazie per aver accettato il nostro invito. Chi è Luca, la sua storia, raccontacela un po’. 

LUCA:Io sono Luca, sono un maremmano di 40 anni che a un certo punto della sua vita si è trovato in Giappone, in kimono, a recitare il teatro comico tradizionale giapponese. Dato che mi ci sono trovato davvero a mio agio, ho deciso di proseguire questo percorso che mi ha portato a proporre in lingua italiana questa forma di teatro, per farla conoscere il più possibile con il mio progetto, Italo Kyogen per l’appunto.

 

Luca Moretti Kyogen



MAURO:Un altro italiano che ha esplorato nel profondo la cultura giapponese, divenendone un esponente conosciuto nel panorama nipponico e internazionale. Com’è iniziato il tutto? 

LUCA:Come i più grandi amori, tutto è iniziato per caso. Un bel giorno, il professore Masaru Sekine dell’Università Waseda di Tokyo venne a Roma per condurre un “esperimento” teatrale: far recitare il kyōgen a degli studenti di lingua giapponese e tra questi c’ero anche io. Il successo dello spettacolo fu così travolgente che si trasformò in una prima tournée in Giappone e una seconda, con un altro spettacolo, l’anno successivo. Ottenemmo un grande successo, supportati da stampa e TV, recitammo in teatri prestigiosi in tutto il Giappone, calcando palchi fino a quel momento preclusi agli occidentali: le persone si divertivano e ci riconoscevano addirittura per strada! Di riflesso, il mio amore per il kyōgen e la comicità tradizionale crebbe a dismisura e mi tuffai nell’approfondimento accademico della materia. In un certo senso ero un pioniere specializzato nel kyōgen in Italia, ma non me ne rendevo bene conto perché ero completamente assorbito dall’amore verso questa forma di teatro! 

MAURO:Leggendo la tua storia si nota che sei entrato in contatto con personaggi importanti della cultura giapponese, addirittura con uno dei tesori viventi come Zenchiku Jurō. Come sono nate queste tue esperienze. 

LUCA:Durante la seconda tournée in Giappone venni in contatto con degli attori di kyōgen tradizionale e, forte di una sana faccia tosta tutta italiana, espressi il desiderio di ricevere un addestramento tradizionale, ma la cosa più strabiliante fu che accettarono! Ora vorrei ricordare che la trasmissione di questa forma teatrale è esclusivamente di tipo orale, non esistono delle “scuole” dove iscriversi, tutto si tramanda in famiglia e raramente persone esterne, e parlo sempre di giapponesi, vengono accolte come 内弟 子 , uchi deshi, apprendisti. Quindi potete immaginare quale onore mi è stato concesso! Il primo maestro che accettò la sfida fu Zenchiku Tadashige della scuola Ōkura. Con lui ho imparato a ridere per la prima volta, secondo il metodo tradizionale kyōgen, ben intesi! Durante l’apprendistato tradizionale proseguivano i miei impegni con il professor Sekine che, nel frattempo, aveva alzato l’asticella della difficoltà, presentando opere kyōgen sperimentali con cantanti lirici, musicisti folk e tesori nazionali viventi tra i quali Zenchiku Jurō, cugino di Tadashige. Non dimenticherò mai la disponibilità del Maestro Jurō, pronto a seguire i miei progressi ovunque, addirittura in camerino, letteralmente durante gli spettacoli! Ad ogni modo mi ritengo molto fortunato per aver avuto la possibilità di recitare sui palchi tradizionali a fianco di tesori nazionali viventi e di aver ricevuto un addestramento simile: durissimo ma impagabile!

MAURO:Ti definisci Nipponista, attore, autore e compositore, tante professionalità, tante esperienze. Quali di questi miri a seguire di più? Vorresti essere più Nipponista, o più autore e compositore, o forse più attore? 

LUCA:In realtà non mi sono mai posto il problema. Per come la vedo io, sono delle parti di me che si compenetrano tranquillamente e a volte sfociano piacevolmente l’una nell’altra creando degli ibridi che rendono più innovativo il prodotto artistico. Per fare un esempio: uno dei miei più grandi progetti a lungo termine è la realizzazione di un musical dove possano convivere musica rock, musica tradizionale giapponese, teatro kyōgen e fantascienza: le mie più grandi passioni! 

MAURO:Il Kyogen ha strutture ben codificate, movimenti, toni, battute, come descrivi sul tuo blog “inscena comuni situazioni umane usando il linguaggio popolare”, ma parliamo di “senso comune” e “linguaggio popolare” giapponese. Come è possibile adattarlo a una cultura come quella italiana? 

LUCA: Di partenza le intenzioni dei primi autori erano ovviamente quelle di mettere a nudo le “comuni situazioni umane usando il linguaggio popolare” del Giappone dei loro tempi, ma una delle più belle scoperte che ho fatto studiando e praticando il kyōgen è stata che la magia del kyōgen è proprio la possibilità di estendere queste “comuni situazioni umane” nel tempo e nello spazio. Il cuore del kyōgen è proprio la sua universalità. Quelle che inscenano gli attori sul palco sono situazioni del Giappone del periodo Muromachi ma potrebbero benissimo essere situazioni che viviamo noi in Italia nel 2019! La capacità 
del kyōgen di mettere a nudo la natura umana, che è senza tempo e senza spazio, è la sua grande forza e uno dei motivi che mi ha spinto ad adattarlo in lingua italiana. Tutto il percorso di adattamento in lingua italiana è possibile leggerlo nel mio saggio breve, pubblicato dalla rivista “Antropologia e Teatro” dell’Università di Bologna, dal titolo Il progetto Italo Kyogen e il processo di definizione della sua lingua scenica come mezzo per un’esperienza immersiva nel teatro comico tradizionale giapponese. È una pubblicazione accademica ma in buona sostanza il discorso è che per trasmettere il vero divertimento che si vive durante uno spettacolo kyōgen – perché pur sempre di spettacoli comici stiamo parlando – ho provato a mettermi nei panni dei giapponesi che assistono a un kyōgen. Quindi unendo le mie conoscenze del kyōgen alle mie competenze linguistiche ho voluto ricreare questa esperienza per il pubblico italiano, usando un linguaggio italiano che avesse le stesse caratteristiche del giapponese usate nel kyōgen: la lingua che ne è risultata è un misto di italiano antico o anticato con volgarismi e influenze dialettali. Praticamente L’armata Brancaleone in kimono. 

MAURO:Tra le vostre attività avete una scuola che insegna quest’arte, quali altre iniziative portate avanti? E i vostri progetti futuri? 

LUCA:Amo il kyōgen e cerco di trasmettere questo mio amore ai miei allievi e ai miei spettatori. Sono stato il primo europeo a ricevere un addestramento simile e questa è stata la mia prima, vera -e unica- scuola di teatro: il mio imprinting viene direttamente dal cuore del kyōgen, dal cuore del Giappone, e cerco di trasmetterlo nel modo più puro possibile. Il “Corso di Kyogen in italiano” che ho attivato quest’anno a Roma è stata una splendida esperienza che proseguirà sicuramente negli anni.

 

KYOGEN LUCA CLASSE

 

Con mia grande sorpresa, il corso ha avuto una grande affluenza di giapponesi e, se un italiano che recita kyōgen vi sembra una stranezza, pensate quanto possa esserlo quando questi insegna un’arte giapponese ai giapponesi stessi! Ad ogni modo, ho proseguito sulla mia strada, trasmettendo gli insegnamenti come li ho ricevuti, seguendo l’iter di insegnamento canonico. Gli allievi giapponesi erano entusiasti di poter imparare il kyōgen a Roma. D’altro canto gli allievi italiani non sono stati da meno, approcciando per la prima volta a questa forma di teatro orientale con curiosità e rispetto. Ovviamente ci siamo anche divertiti molto, perché non bisogna mai dimenticare che il kyōgen è un teatro comico! Durante il corso, gli allievi hanno imparato una小舞 komai, un piccolo canto-danza con il ventaglio come da tradizione della famiglia Zenchiku e abbiamo concluso il corso allestendo uno spettacolo che ha riscosso anche un discreto successo di pubblico. A quanto mi dicono, le iscrizioni per il prossimo anno, che inizierà a settembre, prevedono un’altra ondata di giapponesi e sarò ben felice di trasmettere il cuore del kyōgen ai nuovi arrivati.

Per quanto riguarda i progetti futuri, nell’immediato sto realizzando uno spettacolo kyōgen ispirato all’anime Neon Genesis Evangelion, interamente finanziato da una campagna di crowdfunding avviata lo scorso anno. Se l’unione tra temi moderni e teatro antico può sembrare una cosa curiosa per un’arte che ho descritto come profondamente tradizionalista, è importante sapere che in Giappone la tranquilla convivenza tra tradizione e modernità è la norma, basti pensare a opere Kabuki dedicate ad anime come One Piece o Naruto messe in scena dagli stessi attori tradizionali, o ai meno noti kyōgen ispirati ai manga di Tezuka. Un altro progetto a cui tengo molto è la realizzazione di un kyōgen moderno dello scrittore Komatsu Sakyō, padre della fantascienza giapponese. “La Volpe e l’Alieno”, questo il titolo di questo SF狂言, kyōgen di fantascienza, è un kyōgen in tutto e per tutto, ma affronta tematiche, care all’autore, come l’ecologia e l’incontro con il diverso. Per realizzare questo spettacolo ho la fortuna di avere pieno appoggio dalla “Fondazione Komatsu”, che gestisce i diritti delle opere del Maestro e che si è dimostrata entusiasta del mio progetto, offrendomi pieno supporto in Giappone. Infine, un progetto a cui sto lavorando è la produzione di uno spettacolo in lingua giapponese, messo in scena insieme ad attori giapponesi, 狐牙「キツキバ」 KitsuKiba, la versione giapponese di “Di Code e Canini”, un mio kyōgen originale liberamente ispirato al racconto “Storia romantica di code e di canini” dell’autore torinese Massimo Soumaré. Sarebbe il primo kyōgen moderno realizzato da un occidentale, e per giunta ispirato a un racconto di un autore italiano. Come potete immaginare, tengo molto a questo progetto e ce la sto mettendo tutta per realizzarlo!

MAURO:  Dalla nostra chiacchierata, ho capito che sei una persona simpatica, attiva, molto positiva. Ma ci sono stati momenti in cui hai pensato “questo non riuscirò a farlo”? o “mi sono spinto troppo avanti”? 

LUCA:Chi mi conosce sa bene che “questo non riuscirò a farlo” è la frase che dico più spesso! Semplicemente perché sono una persona molto autocritica, molto umile e che pretende molto dal proprio lavoro. Però, dopo l’iniziale e infondato sconforto, perseguo sempre con pazienza e tenacia i miei obiettivi. Quindi la mia frase successiva è “non è il momento, ma prima o poi”. Purtroppo non stiamo vivendo un momento felice per l’arte e ogni artista sa che questo è il tempo in cui bisogna tenere duro e aspettare il momento propizio per mostrare un progetto al pubblico. Per la seconda frase invece, piuttosto che pensarla io stesso, mi sento dire dal mio entourage “ti sei spinto troppo avanti”. Ammetto di dare troppo spesso per scontato che il pubblico conosca il kyōgen tradizionale come lo conosco io, e quindi tendo ad andare a ricercare lo spettacolo poco conosciuto piuttosto che il kyōgen più famoso. 
Ma negli ultimi tempi, grazie anche al Corso di Kyogen in italiano, ho imparato a controllare la mia propensione alle innovazioni, per amore verso i miei allievi ai quali voglio trasmettere la tradizione e quindi il canone degli spettacoli kyōgen tradizionali. 

MAURO:In una delle nostre precedenti intervista a Paolo Cotrone (primo Natori italiano ed europeo) è venuto fuori come più ci si addentra nella cultura giapponese, più il percorso diventa complesso. Guardandoti indietro, il tuo percorso com’è stato? 

LUCA:Credo che sia una condizione comune a tutte le specializzazioni, non solo giapponesi. Come discepolo della famiglia Zenchiku della scuola Ōkura, la difficoltà maggiore è stata quella di non avere nessun punto di riferimento esterno tranne il mio maestro stesso. Nessun libro, nessun video, nulla, solo le sue parole e i suoi movimenti. Quindi senz’altro la difficoltà maggiore è stata la solitudine e la mancanza di un confronto con un'altra persona nelle mie stesse condizioni. Ad ogni modo i figli e i nipoti dei miei maestri sono stati sempre di grande aiuto, trattandomi come uno di famiglia e provando con ogni loro mezzo da “orientali” a fugare i miei dubbi da “occidentale”. 

MAURO:Qual è il tuo rapporto con il pubblico Giapponese e con i giapponesi (che normalmente non si aspettano da parte di uno straniero che padroneggi quest’arte). 

LUCA:Anche io, come Paolo, vorrei sfatare questo falso mito. I giapponesi rispettano e ammirano tutte le persone che si impegnano a portare avanti un’arte giapponese, di qualunque nazionalità esse siano. Nello specifico del kyōgen ovviamente la prima reazione del pubblico, ma anche degli attori, è lo stupore. Per loro, vedere un italiano, che non solo si interessa al kyōgen ma che lo pratica e con ogni mezzo cerca di divulgarlo in patria è una cosa straordinaria, encomiabile. Inoltre, a differenza di altre discipline, il kyōgen ha anche l’” aggravante” di essere soprattutto appannaggio di poche famiglie quindi lo stupore è esponenziale. Per assurdo, sono gli italiani a essere più restii ad accettare che uno straniero padroneggi quest’arte. Quindi il rapporto con i giapponesi è fantastico, sia con la famiglia Zenchiku che sostiene le mie iniziative con ogni mezzo, sia con il pubblico che ha imparato a conoscermi grazie anche ai vari programmi televisivi in Giappone ai quali ho partecipato, dall’emittente Nihon Terebi ad Asahi TV.

 

luca tv giapponese

MAURO:Grazie per il tempo e per quest’intervista, ci hai fatto conoscere una parte del Giappone che pochi conoscono. Ti lascio un po’ di spazio per i tuoi ringraziamenti o per menzionare qualcuno che ti è caro. 

LUCA:Grazie a voi per lo spazio concessomi. Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno sostenuto il progetto in questi primi anni di attività, tra questi sicuramente lo scrittore Massimo Soumaré che mi sostiene dal primo giorno, le associazioni Nippop e Zero in Condotta che ci hanno permesso di andare in scena le prime volte, l’associazione Eva Impact che crede molto in noi, ma anche il Mercatino Giapponese che ci ha permesso di farci conoscere al pubblico romano e il Takemusu Aikido Dojo che ha creduto in noi e ci ha dato uno spazio fisico dove attivare il Corso di Kyogen in Italiano. Sicuramente dimentico qualcuno ma ringrazio assolutamente tutte le persone che ci sostengono e credono in noi e per i lettori che hanno avuto la pazienza di arrivare a leggere fino a qui vorrei dire: se vi siete incuriositi, sappiate che fare kyōgen in Italia è possibile, con un rispettoso e puro addestramento tradizionale a Roma al “Corso di Kyogen in italiano”. Ricordiamoci che gli spettacoli kyōgen sono commedie quindi il divertimento è assicurato! Non vediamo l’ora di portarlo anche in altre parti d’Italia, scriveteci per avere tutte le informazioni!


Italo Kyogen Project


Grazie Luca sono sicuro che la tua intervista aprirà nuove passioni e voglia di approfondire l'argomento. Vi lasciamo i contatti per avere maggiori informazioni, per poter direttamente accedere al materiale su quest'incredibile arte della tradizione del Giappone.



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Italia e Giappone, Intervista, Luca Moretti, kyōgen, Mauro Piacentini

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